Opere pubbliche: la netta opposizione dell’Ordine di Genova alla creazione di una centrale di progettazione delle opere pubbliche interna all’Agenzia del Demanio

La bozza di disegno di legge di Bilancio 2019 prevede l’istituzione, a partire dal 1° gennaio 2019, di una centrale di progettazione delle opere pubbliche interna all’Agenzia del Demanio.

Su richiesta di amministrazioni centrali e di enti locali, dovrebbe occuparsi della progettazione di opere pubbliche, ma anche di collaudi, di direzione dei lavori, di coordinamento per la sicurezza, assumendo anche incarichi di supporto alle attività dei Rup. Inoltre tra i compiti ci sarà anche la predisposizione di modelli di progettazione per opere simili o con elevato grado di uniformità e ripetitività. Questo rischia di mortificare la qualità ed eliminare di fatto i concorsi.

Dal ministero ricordano che, in base al Codice Appalti è obbligatorio mettere a base di gara il progetto esecutivo, ma molti Comuni si sono trovati in difficoltà e hanno lamentato un rallentamento nella realizzazione delle opere pubbliche, poichè non hanno i fondi per sviluppare i progetti e intendono svolgere le attività di progettazione al loro interno.Questo, a nostro parere, impedisce di far crescere giovani generazioni di progettisti, dare incarichi e fare concorsi, gettando alle ortiche tutta la professionalità che esiste sul territorio. La richiesta fatta dall’Ordine di Genova, alla quale hanno aderito tutti gli Ordini provinciali della Liguria e le associazioni di categoria ANCE, CNA, Confartigianato, è quella di creare un fondo per la progettazione che, finanziato con circa 2 milioni, attiverebbe opere pubbliche per circa 150 milioni.

Può sembrare una difesa di categoria, una levata di scudi da “sindacato” più che da Ordine degli Architetti. No, niente di più falso. La nostra è una posizione da tecnici, da Architetti che da decenni si battono per la Qualità nell’Opera pubblica, comprendendo le difficoltà delle Pubbliche Amministrazioni, cercando di operare al meglio con il fine ultimo della Buona Architettura.

Unire  il ruolo di controllori e di controllati sarebbe un errore gravissimo, figlio di una cultura sbagliata. E’ un mondo alla rovescia quello in cui un Ente pubblico debba progettare un’opera e dare in esterno la verifica e validazione dei progetti o i collaudi delle Opere Pubbliche.

La “Centrale per la progettazione delle opere pubbliche” è semplicemente sbagliata. L’Ordine degli Architetti di Genova, insieme al Consiglio Nazionale, alla Rete delle Professioni Tecniche, all’OICE,  esprime la più ferma opposizione a una proposta che genererà problemi in un mondo già malato, dove l’ente principe che valuta e dirige il settore delle Opere Pubbliche non rimanda al tema della Qualità o del Bene Comune, ma all’Anticorruzione e dove le commissioni governative sui temi tecnici, sono composte principalmente da Avvocati che non hanno le competenze per entrare nel merito della qualità dell’opera pubblica.

Lo “schiaffo” (così come definito nel comunicato stampa della Rete delle Professioni Tecniche ed Oice che condividiamo in pieno) ai progettisti italiani sarebbe alleviato dall’assunzione di 500 unità di personale, con prevalenza di personale di profilo tecnico per una percentuale almeno pari al 70 per cento, a livello impiegatizio e quadro nonché con qualifica dirigenziale. Ovvero circa 25 milioni di euro l’anno di stipendi e almeno 2000 progetti in meno sul mercato. Una perdita netta di PIL, di entrate tributarie, non fatturando i progettisti, ma sviluppando internamente i progetti verrebbero meno anche le entrate fiscali. Non entriamo nel tema della Qualità del progetto dell’Opera Pubblica, svolto da colleghi delle Pubbliche Amministrazioni, poichè sono altrettanto validi quanto i colleghi che operano nel mondo della libera professione. Abbiamo visto e apprezzato il lavoro degli uffici pubblici del Comune di Genova per l’emergenza post Ponte Morandi, abbiamo apprezzato e ringraziato l’assessorato competente, retto da un collega, che ha impiegato ogni sforzo e tutto il suo staff, per operare e lavorare nell’emergenza e nella difficoltà. Stiamo vivendo oggi il dramma delle modifiche metereologiche sul nostro martoriato territorio, in questo anno orribile per Genova e per la Liguria. Ma un conto è l’emergenza, un altro è la prassi.

Noi architetti siamo al fianco della Pubblica Amministrazione, degli assessorati, dei colleghi Responsabili di Procedimento, ma chiediamo il rispetto dei ruoli e dei compiti. Il nostro mondo ideale è fatto da controllori (Ente Pubblico) che indirizzano le progettualità e da sviluppatori di idee e di progetti (Liberi professionisti) che con Qualità, Professionalità, rotazione ed Equo Compenso, rendono reali e sostanziali le idee.

Dopo il pasticcio del Bando Periferie, lo stallo sui temi delle Infrastrutture, della TAV, della Gronda e l’urgenza del “PonteSubito”, diciamo basta alle beghe politiche che ci stanno facendo morire.
Il Consiglio dell’Ordine si muove compatto e chiede di fermare questa mostruosità che fa ritornare l’Italia indietro di 25 anni e uccide la nostra professione.

Paolo Raffetto Presidente Ordine Architetti Genova
Roberto Burlando Segretario Ordine Architetti Genova