Foto 1 e 2. “Lavatrici”, immagine tratta da “Aldo luigi rizzo, percorsi di architettura”, Costa e Nolan, 1986.
Foto 3. Aldo Luigi Rizzo ed Elio Montaldo a Crocefieschi
Foto 4. Edificio Saci, Genova Borzoli
Foto 5. Stadio Carlini, Corso Europa, Genova
Il 28 giugno si è spento nella sua casa genovese Aldo Luigi Rizzo, ingegnere per laurea, architetto per vocazione.
Nato nel 1930, compie i primi passi della sua formazione nell’ambiente comasco, allora fortemente permeato della miglior cultura razionalista italiana, espressa da Giuseppe Terragni, e dall’astrattismo pittorico praticato da Mario Radice, suo diretto maestro; in quel contesto incontra Hannes Meyer, già successore di Walter Gropius nella direzione del Bauhaus.
Compie poi gli studi al Politecnico di Milano e quindi a Genova, dove conosce Luigi Carlo Daneri – autore del Biscione, di piazza Rossetti, della Casa del soldato e di molti altri edifici tutti improntati al razionalismo di Le Corbusier – con il quale si laurea e consolida la sua vocazione di progettista moderno.
Il suo lavoro professionale, iniziato dal 1957 con il collega ingegnere Aldo Pino, si è svolto sempre a Genova, realizzando numerosissime opere di grande qualità, sempre ispirate alle ricerche del Movimento Moderno ed ai metodi costruttivi industrializzati; la sua opera è ben tratteggiata nel volume di Enrico Bona e Paolo De Momi “Aldo Luigi Rizzo Percorsi di architettura 1957-1983”.
Impossibile tracciare qui, in poche righe, un profilo critico, ma ricordiamo le molte residenze urbane (tra le altre in via Felice Romani, via Montallegro, corso Italia, via Camilla, via Polanesi) e le ville (a Rossiglione, Crocefieschi, Torriglia e altre ancora); i progetti per edifici produttivi industriali per la CocaCola – a Fossano, Chiavari, Sanremo e Genova – per Piaggio Aero Industries a Sestri Ponente, per Saci a Borzoli; e ancora numerose scuole e impianti sportivi (tra cui lo Stadio Carlini e il complesso di Villa Gentile) ed edifici pubblici come la Stazione Traghetti e la nuova Facoltà di Economia in Darsena.
E infine i grandi interventi di edilizia residenziale pubblica di Sant’Eusebio, e Pegli3, le cosiddette “Lavatrici”, progettate con Angelo Sibilla ed Andrea Mor.
Quest’ultimo è il suo lavoro più noto, e più discusso; in un contesto in cui i programmi di politica urbanistica prevedevano un gran numero di unità abitative e costi di realizzazione contenuti al limite del possibile, Rizzo portò consapevolmente il tema alle sue più radicali e coraggiose conseguenze, preferendo una forte densità organizzata, anche nell’immagine estremamente compatta e quasi fortificata, ad una parcellizzazione fintamente vernacolare e molto più impattante sul consumo di suolo.
La scarsa qualità della realizzazione – non certo attribuibile al progetto – e i problemi sociali determinati da una concentrazione di utenti “difficili”, hanno poi portato a valutazioni negative dell’intera operazione, con argomentazioni sommarie e fortemente demagogiche; oggi si parla addirittura di demolizione del complesso, nonostante in alcuni edifici siano già stati effettuati interessanti interventi di riqualificazione tecnologica, con il favore degli abitanti.
Ma voglio credere che il tempo possa rendere giustizia al coraggio progettuale di Rizzo, esattamente come è avvenuto per il Biscione del suo maestro Daneri, prima demonizzato e oggi difeso dai suoi stessi abitanti, e visitato e apprezzato da architetti e studenti di tutto il mondo (difficile da credere per i genovesi, ma è così).
Uomo di vastissima cultura architettonica – e non solo – Rizzo viaggiò e conobbe diversi protagonisti della scena architettonica internazionale.
A Los Angeles incontrò Richard Neutra per studiare il suo lavoro che coniugava la prefabbricazione di stampo razionalista con l’attenzione alle esigenze del fruitore e al rapporto dell’architettura con l’ambiente esterno, ed in Arizona visitò Paolo Soleri, anch’egli, come Neutra, cresciuto a contatto con Frank Lloyd Wright.
In Giappone ha rapporti con Kisho Kurokawa che influenzerà i suoi progetti per un grattacielo a Gedda e per la stessa Pegli3.
A Genova frequenta Konrad Wachsmann, allora impegnato con l’Italsider in ricerche di industrializzazione edilizia e in progetti, mai realizzati, per Genova e per il porto.
E spesso ricordava i suoi rapporti con Bruno Zevi, Renato De Fusco, Carlo Scarpa, Giancarlo De Carlo, Beppe Gambirasio, Marco Dasso, Bruno Gabrielli, Enrico Bona, Elio Montaldo e, ultimo ma non ultimo, con Edoardo Benvenuto che negli anni ’80, come preside di Architettura, portava una ventata nuova nella Facoltà, che sfocerà nel trasferimento nella nuova bellissima sede in Sarzano.
In quegli anni, accanto alla figura carismatica di Giancarlo De Carlo, Benvenuto chiamò all’insegnamento della progettazione proprio Aldo Luigi Rizzo, riconoscendo in lui le qualità del progettista completo, dove un’inesauribile creatività, maturata nel processo costruttivo, era esaltata da una piena conoscenza anche teorica della disciplina.
E Rizzo, con le doti del progettista e la capacità organizzativa del grande professionista, costituì un gruppo di assistenti con il quale si dedicò ad un numero altissimo di studenti, oltre duecento ogni anno, riuscendo a trovare, ogni settimana, un momento di confronto con tutti sul progetto in corso di sviluppo.
Per otto anni ho avuto il piacere e l’onore di fare parte di quel gruppo di lavoro: ora è giunto il momento di ringraziare Aldo Luigi Rizzo per tutti gli insegnamenti ricevuti, moltissimi, e per l’amicizia, preziosa, consolidatasi negli anni.
Benedetto Besio, architetto