Blueprint: che fare ora?

Una lettera inviata alla stampa a firma dei Presidenti dell’Ordine e della Fondazione degli Architetti di Genova.

Blueprint: che fare ora?

In tutte le realtà più evolute e meglio amministrate, il concorso è considerato lo strumento più efficace per la scelta della migliore risposta progettuale a un programma amministrativo e funzionale: autenticamente trasparente, democratico e meritocratico.

In questa logica, su richiesta di Renzo Piano, il Comune ha bandito un concorso per la progettazione della prima fase – per l’area Fiera – del Blueprint; ma la giuria, con sorpresa generale, non ha ritenuto nessun progetto meritevole della vittoria. Questa inattesa situazione di impasse ha generato due reazioni, entrambe inaccettabili.

La prima dipinge tutti i concorrenti come inadeguati a risolvere il tema affidato; ma, come in una classe di tutti allievi bocciati ci si interroga sulla qualità degli insegnanti, in questo caso di dovrà ragionare sul bando di concorso. Benchè questo venisse definito “per idee”, il bando, per la compressione delle scadenze amministrative ed elettorali, è stato bloccato su quantità edilizie e destinazioni d’uso molto definite, consentendo pochissima manovra ai progettisti che si sono misurati su una partitura invero già scritta.

La seconda reazione, ancora più tranchant, propone di abbandonare il metodo del concorso di progettazione.

Quale strada è praticabile? Nessun dubbio: il disegno di Blueprint è importantissimo per la città, in grado di innescare un nuovo processo di trasformazione complessiva, come fu per il Porto Antico; va quindi assolutamente sostenuto e portato a realizzazione, senza snaturarne i contenuti progettuali.

Ma la regia di una trasformazione di così grande portata deve rimanere saldamente nelle mani pubbliche, anche a costo di una maggior fatica amministrativa.

Tra i progetti presentati, ora visibili pubblicamente, non mancano i casi di buona qualità; da qui la nuova Amministrazione potrà ripartire evitando, in primis, per il rispetto dovuto ai progettisti, l’utilizzo “a collage” di alcune delle  idee espresse nei progetti, senza coinvolgere gli interessati.

E, d’accordo con Renzo Piano, il progetto Blueprint dovrà essere rivisto (e già è stato fatto, a quanto si sa, per la questione tombamento del porticciolo Duca degli Abruzzi) per rafforzarne il carattere urbano, e dovranno compiersi tutte le verifiche economiche preliminari che lo rendano più appetibile sul mercato immobiliare senza compromessi al ribasso.

E infine si dovrà avviare un processo di realizzazione che utilizzi con coraggio non uno, ma più concorsi di architettura, come avviene in tutta Europa (il nostro Ordine aveva fin dall’inizio auspicato pubblicamente un concorso a due fasi), relativi ai singoli edifici e alla sistemazione degli spazi pubblici che costituiranno il nuovo tessuto urbano.

I Concorsi allora, condiviso in partenza il programma funzionale ed economico, consentiranno di moltiplicare le occasioni concrete di misurarsi proficuamente anche ai gruppi di lavoro più giovani: non è anche questo un obiettivo importante per la città?

Benedetto Besio, Paolo Raffetto
Presidenti Fondazione e Ordine degli Architetti di Genova