Note del Consiglio OAPPC di Genova sulla ricostruzione a seguito del crollo del Ponte Morandi

Trasmettiamo la lettera inviata in data 13 settembre 2018 dal Consiglio OAPPC di Genova al Consiglio Nazionale e a tutti gli Ordini degli Architetti P.P.C. italiani.

Genova, 13 settembre 2018

Oggetto: note del Consiglio OAPPC di Genova sulla ricostruzione a seguito del crollo del Ponte Morandi

Caro Presidente Giuseppe Cappochin e Consiglieri Nazionali tutti,

cari Presidenti e Consiglieri di tutti gli Ordini degli Architetti P.P.C. italiani,

Dal 14 agosto sono numerose le vostre attestazioni di solidarietà ricevute. Insieme con esse anche numerose sollecitazioni e spunti di riflessioni che travalicano la tragedia che ha colpito Genova e l’Italia. Di tutto ciò, anche a nome dei miei Consiglieri e della nostra comunità professionale, vi ringrazio innanzi tutto.
Ho ritenuto di scrivervi per aggiornarvi e dare testimonianza diretta del clima in cui stiamo lavorando, delle enormi difficoltà, ma anche di quello che di buono può rinascere dalle macerie del ponte Morandi.
Passato il momento di choc e di cordoglio per le vittime, dai giorni appena successivi al crollo stiamo partecipando al dibattito sul futuro di Genova. Talvolta questo dibattito ha richiesto e richiederà da parte nostra silenzio e riflessione. Non tutto deve essere immediato come la comunicazione “social” vorrebbe imporre.
In questo ampio dibattito avviato vi sono tanti temi cari alla nostra professione: il Consiglio di Genova se ne è fatto carico, per le proprie competenze e possibilità, avendo costantemente e doverosamente tenuto informato il CNAPPC.
Ma ora serve sostenere Genova, e farlo coralmente.
Serve essere coesi come intera comunità professionale, avviando certo una discussione estesa al massimo grado della nostra rappresentanza di categoria sui temi che in molti
avete evidenziato, ma evitando di farlo proprio in questo momento di emergenza e grande incertezza sul futuro della nostra Città.
Genova può essere lo stimolo, ma non il pretesto per risolvere tutti o parte dei nostri mal di pancia.
Genova è ora una città lacerata, divisa dai collegamenti interrotti, non solo quelli autostradali, ma anche quelli urbani. La gente non sa come fare ad andare a lavorare, a portare i bambini a scuola, le industrie rischiano di cassa-integrare se non chiudere, il porto e le attività turistiche e commerciali temono ripercussioni irreversibili. La ricaduta economica e ambientale di questo disastro è prima tutto su Genova e sulla Liguria. I transiti di lunga percorrenza hanno modo di organizzarsi tramite deviazioni anche se con maggiori costi. Noi dobbiamo inventare soluzioni alternative a mettere la sveglia tutti i giorni alle cinque della mattina, per trovarci comunque bloccati nel traffico e nello smog alle sei.
Senza ponte soffrono le attività economiche e gli abitanti, che poi sono i nostri clienti, e via a seguire noi professionisti.
E’ necessario fare il nuovo Ponte, e farlo il prima possibile. Tutti noi dobbiamo collaborare per raggiungere questo obiettivo. Il pericolo più grande è che Genova si abitui a vivere senza questi collegamenti, e senza neanche rendersene conto scompaia dai mappamondi. Noi non vogliamo l’eutanasia per la nostra Città.
Ci sarà ulteriore tempo per trattare gli importanti temi da Voi accennati, che hanno radici profonde nella poca attenzione ai progetti che le pubbliche amministrazioni hanno dimostrato negli ultimi venti anni almeno, ricorrendo spesso a soluzioni emergenziali e altisonanti. Con risultati incerti, bisogna ammetterlo.
Che i progettisti del Ponte, chiunque essi saranno, vengano pagati per il progetto, ci sembra certo una cosa opportuna e ottima, ma non è “qui e ora” il nostro problema. Approfondiremo anche questi aspetti e certamente non possiamo pensare che un progetto del genere, al di là della sua ideazione, possa essere fatto fuori da un contesto di regole e leggi, ancorché derogatorie (e anche di questo si dovrà parlare). Questo non
lo vogliono i nostri Amministratori locali e non lo vuole l’Ordine. Ma anche di questo non si faccia battaglia politica.
Renzo Piano, nessuno può negarlo, è uno dei migliori e più noti architetti del mondo. Gode di fama, rispetto e autorevolezza rispetto all’opinione pubblica.
Ed è genovese.
E’ stato chiamato dai nostri Amministratori di cui è da tempo consulente, in continuità con la giunta precedente (pur di “colore” diverso), come è noto.
Credo che Marco Bucci, come Sindaco, e Giovanni Toti, come Governatore, bene abbiano fatto a consultare immediatamente un personaggio di così grande spicco e capacità di affrontare temi di questa portata. Chi di noi, nello scoprirsi affetto da una brutta e degenerante malattia, non ascolterebbe immediatamente il parere del migliore medico a disposizione, per affrontare l’urgenza più feroce?
Ma, pur in un procedere emergenziali, dei segnali positivi li abbiamo già visti.
Oggi abbiamo portato a casa due importanti risultati per gli Architetti: che un Ponte anche in Italia possa essere pensato da un bravo architetto (che lavorerà insieme a tanti altri professionisti) e un concorso sulle aree del quartiere Campasso, come annunciato pubblicamente dal Sindaco di Genova (spesso assai critico verso il sistema dei concorsi di architettura), che sarà realmente occasione di confronto per cittadini, amministratori e soprattutto professionisti.
Renzo Piano stesso si è speso in questa direzione, evidenziando come il cruciale tema della rigenerazione del quartiere sottostante al nuovo Ponte sia da affrontarsi tramite una modalità di confronto e concorsi. Smentendo la prima notizia che lo avrebbe indicato come progettista di questo “rammendo”.
In questo – pur modesto e parziale – risultato l’Ordine di Genova ha, se non un ruolo, un grande impegno.
Abbiamo scritto (trovate i testi sul nostro sito web) e detto pubblicamente che il tema di ricostruzione, al di là del Ponte, è tutta la Val Polcevera intera: ora i nostri colleghi genovesi, italiani e non solo, avranno la possibilità di dire la loro, purché questo lavoro sia bene impostato.
È su questo che si concentra ora il nostro impegno e le nostre energie.
Chi era a Roma con noi, al nostro Congresso, sa quanto ciò sia importante.
Lavoriamo sulla domanda di buona architettura.
Lavoriamo per un nuovo contesto culturale e amministrativo che ponga al centro i buoni progetti. In questo so per certo che Piano ci appoggia e che avrà voglia di spendersi.
Aiutateci a parlare alla “testa” dei colleghi: quando in questi giorni spieghiamo loro la situazione, le azioni in corso, la sinergia con altre istituzioni, il nostro spirito e il senso con cui agiamo vengono compresi. Più facile con quelli di Genova, meno con chi non vive quello che noi stiamo vivendo.
Chiediamo per questo l’aiuto e il sostegno del Consiglio Nazionale, della Conferenza degli Ordini e di tutti Voi.
Sono certo che proprio per il ruolo che ricoprite, possiate, se non condividere queste nostre note, almeno comprenderci.
Rimaniamo a disposizione di ciascuno di Voi per illustrare meglio quanto condensato in queste poche parole.
Un caro ringraziamento a tutti per l’aiuto che sono certo ci darete.

Cari saluti,
il Presidente dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Genova
arch. Paolo A. Raffetto

i Consiglieri
Arch. Roberto Burlando
Arch. Stefano Galati
Arch. Clelia Tuscano
Arch. Stefano Sibilla
Arch. Margherita Del Grosso
Arch. Luca Dolmetta
Arch. Luca Mazzari
Arch. Elio Marino
Arch. Riccardo Miselli
Arch. Angela Rosa
Arch. Daniele Salvo
Arch. Mattia Villani
Arch. Sarah Zotti
Arch. Iunior Elena Migliorini

ALLEGATO: Nota del Consiglio dell’Ord. di Genova su Ponte Morandi