Ricordando Franz Prati

È difficile in poche righe descrivere compiutamente una figura come Franz Prati anche per l’ampia pubblicistica connessa alle sue opere e al suo pensiero. Mi limito esclusivamente, in questi pochi passaggi, a ripercorrere alcuni episodi del suo periodo a Genova dove è giunto alla fine degli anni Novanta come professore ordinario e dove, dal 2003 al 2008, ha ricoperto il ruolo di Direttore dell’allora DIPARC (Dipartimento di Progettazione e Costruzione dell’Architettura) presso la Facoltà di Architettura. Periodo durante il quale ho avuto l’opportunità di attraversare e condividere diverse fasi, prima come studentessa, poi da dottoranda e infine come collaboratrice.

Innanzitutto, va ricordato il grande merito di aver impresso al Dipartimento un chiaro indirizzo verso la valorizzazione del progetto, anche grazie a una serie di convergenze politiche e culturali che hanno reso possibile portare l’Architettura al centro della scena pubblica dell’epoca.  Sotto la sua direzione infatti, grazie alla collaborazione con Entie Istituzioni locali e alla rivista Area, va ricordato il convegno “7×70 – The Best Architects over 70” del 2004 dove è stato possibile incontrare, per la prima volta insieme, protagonisti della scena internazionale del calibro di Oriol Bohigas, Peter Eisenmann, Herman Herzberger, Arata Isozaki, Paolo Portoghesi, Alvaro Siza, Oswald Mathias Ungers,  in dialogo con altrettante figure rilevanti nella scena di quel tempo quali Bruno Gabrielli, Renato Rizzi, Herman van Bergeijk, Marco Casamonti, Augusto Romano Burelli, Giovanni Leoni e Han Stimmann. Sempre frutto di una felice sinergia con Entie Istituzioni locali e con la casa editrice Electa, è stata organizzata la mostra “Costruire le Modernità – Ignazio Gardella Architetto” del 2006 sotto la direzione scientifica di Rafael Moneo e la cura di Marco Casamonti, inserita assieme alle mostre dedicate a Franco Albini e a Carlo Mollino nella trilogia celebrativa del centenario della nascita di questi tre riconosciuti maestri dell’architettura del Novecento.

Indiscutibile è stata la sua generosità come docente ordinario di progettazione, con un’intensa e appassionata attività di didattica laboratoriale che si è spesso spinta oltre i confini della Facoltà di Architettura di Genova per invadere altri territori – l’isola della Palmaria, Rapallo, Santa Margherita Ligure, Lerici, Albisola e Camogli solo per citarne alcuni in Liguria – dove assieme a giovani cultori della materia e ad aspiranti architetti ha attivato,  attorno al disegno, forme di dialogo tra architettura, città e paesaggio, stimolando le nuove generazioni verso una professione di alto profilo intellettuale.

Non indifferenti le attività di ricerca sviluppate attraverso le convenzioni sottoscritte con importanti interlocutori quali, ad esempio, “La sostituzione edilizia – Per un rinnovo fisiologico della città” finanziata nel 2002 dal MIUR, “Continuità, modificazioni e permanenza: un’ipotesi di sviluppo per 25 km di fronte mare del Ponente Ligure” svolta dal 2007 al 2009 per Regione Liguria e Comune di Varazze, “NOVAGENOVA_Rigenerazione urbana e socioeconomica dei centri storici, in generale, di Genova e della Liguria in particolare” condotta dal 2008 al 2010 per Fondazione Edoardo Garrone,  “IL MUSEO DIFFUSO. Per una integrazione col paesaggio del patrimonio archeologico esistente” sviluppata dal 2008 al 2012 per conto di MIUR ed Ateneo genovese.

Numerose le collaborazioni attivate a livello nazionale e internazionale con Florida International University di Miami, Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia, Università Moderna di Lisbona, IUAV di Venezia, Istanbul Tecnical University ITU.

Queste esperienze hanno riunito attorno alla sua figura una Scuola d’Architettura per quel periodo unica in Italia, dove l’elemento comune era l’impegno di coniugare sperimentazione e ricerca con una naturale propensione a insegnare e imparare attraverso l’attività del progetto.  Una foto di gruppo che, oltre lo stesso Prati, ritrova uno a fianco all’altro Nicola Braghieri, Marco Casamonti, Simona Gabrielli, Giovanni Galli, Manuel Gausa, Massimiliano Giberti, Riccardo Miselli, Pietro Carlo Pellegrini, Gianluca Peluffo, Mosè Ricci, Valter Scelsi e Alessandro Valenti così come testimoniato dal volume “Exploring Contamporary Age” edito nel 2009 e che ho avuto piacere di curare per Actar / List assieme a Pino Scaglione.

Risale sempre a questi anni un’intensa e più intima attività progettuale, in gran parte sviluppata a quattro mani grazie al sodalizio di vita con Luciana Rattazzi. Fogli gialli, matite colorate e carboncino erano gli strumenti con i quali affioravano i tratti distintivi di progetti come l’ampliamento della Facoltà di Architettura di Genova (2003), il Diving Center a Punta dei Marmi a Bonassola (2004), il Risanamento del quartiere del Ghetto di Genova con la ricostruzione di un nuovo fronte urbano (2005), la Piazza Renato Negri a Genova (2008). A questi si devono aggiungere i concorsi premiati in quegli anni, tra cui La città della Scuola di Sarno (2001), Piazza Gambara (Milano, 2002), Piazza Mercatale (Prato, 2002), il Nuovo Complesso Interparrocchiale del Sacro Cuore (Reggio Emilia, 2007) e quello vinto e poi sviluppato per i Servizi e Spazi pubblici in Via delle Vigne (Roma, 2008).

Dopo essersi nuovamente trasferito a Roma, torna a Genova nel 2025 per la mostra monografica “Franz Prati, la gioia della distanza”  a cura di Antonio Schiavo, allestita a PRIMO PIANO di Palazzo Grillo con la collaborazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Genova.

Prati amava aprire lezioni e saggi con la citazione di Ludwig Wittenstein che recita «A me non interessa innalzare un edificio, ma piuttosto vedere in trasparenza dinanzi a me le fondamenta degli edifici possibili».

Oggi, proprio grazie a quella distanza che ha sempre connotato le sue meditate visioni e che ha scelto come titolo per il suo ultimo atto, ciò che si è delineato a partire dai suoi insegnamenti è molto più visibile di quanto possa lui stesso aver mai immaginato.

Eleonora Burlando – Consigliera Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori di Genova

Un maestro dalla presenza magnetica, capace di muoversi, con grazia da equilibrista, dentro e fuori un campo disciplinare che sapeva ampliare come pochi. Inseguiva le sue molteplici passioni – cinema, teatro, danza, arte e architettura – tenendole in bilico sullo stesso piano, attraversandole con la precisione di un funambolico one man show.

In questi anni di iperspecializzazione, in cui la professione spesso viene svilita da troppi aspetti tecnici, Franz rappresentava una rara eccezione: sapeva restituire il senso profondo del fare cultura. Offriva la speranza di continuare a produrla, a coltivarla, a farla crescere, vagando libero come le sue isole.

Fabrizio Polimone – Consigliere, per la Fondazione Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori di Genova