Il 13 gennaio si è spento Alessandro Cassini, architetto.
Proveniente da una famiglia dell’alta borgesia, di ottima educazione ed eccellenti relazioni, scelse di svolgere il suo lavoro di architetto non come professionista, come avrebbe potuto, ma al servizio della pubblica amministrazione.
Entrato in Comune a Genova negli anni in cui gli uffici tecnici erano governati dall’ingegnere Giorgio Olcese, vi rimase fino alla pensione.
Fino al 1986 si occupò di Centro Storico; conoscendo i celebri interventi di Cervellati a Bologna progettò i primi interventi di recupero in Salita del Prione e in via del Colle, realizzati nei primi anni ‘80, e collaborò alla stesura dello Studio Organico d’Insieme, completato nel 1983 e approvato come parte integrante del Piano Regolatore Generale nel 1984; al suo interno erano contenute anche le risultanze dei sei piani particolareggiati affidati a sei professionisti esterni Gardella, Grossi Bianchi, De Carlo, Piano, Belgioioso, Fera per le zone di Sarzana, Maddalena, Prè, Molo, Carmine, Borgo Incrociati.
Si aprì allora la strada alla trasformazione del porto antico e venne attribuita dignità di centri storici anche ai nuclei antichi delle cosiddette delegazioni, i comuni aggregati nella grande Genova nel 1926.
Dal 1986 gli fu affidato l’Ufficio Estetica Cittadina, fino ad allora non particolarmente incidente sulle vicende della città: Cassini lo rese importante e lo governò per molti anni.
Ottenne di rinominare l’ufficio in Ufficio Estetica Urbana; non una questione di cosmesi lessicale, ma una dichiarazione di principio: in generale i progetti avevano per Cassini non una valenza solo architettonica o di decoro locale, ma un carattere fortemente urbano.
L’ufficio doveva, per procedura, rilasciare il parere su tutti progetti presentati al Comune, dai grandi interventi alle più piccole trasformazioni di dettaglio.
Uomo di notevole cultura e sensibilità, Cassini era dotato di un carattere umanamente appassionato: e la passione con cui svolgeva il suo ruolo attento al bene pubblico gli consentì di condurre energiche battaglie per la qualità del progetto, e allo stesso tempo lo fece spesso considerare, da parte di imprenditori e professionisti, elemento di freno alle trasformazioni.
In realtà Sandro Cassini stimolava i progettisti a dare il massimo, spesso discutendo i progetti per convincere ad apportare modifiche e miglioramenti che giudicava importanti per la città; conosceva molto bene l’architettura della sua epoca: legato da parentela a Luigi Caccia Dominioni, era molto vicino al mondo del professionismo milanese dell’epoca – Gardella, Zanuso, Magistretti, Albini, molto attivi anche in Liguria – che costituì uno dei più alti momenti dell’architettura italiana del secondo 900.
Nonostante le ombre legate soprattutto al suo carattere impulsivo e talvolta imprevedibile svolse il suo ruolo con indiscussa onestà intellettuale; la sua aristocratica ricerca dell’eccellenza lo portò ad esempio a discutere apertamente con gli storici in nome del progetto moderno, che di volta in volta indaga la storia, ma è sempre aperto alla ricerca della soluzione appropriata, in continuità con il passato, ma anche attento all’innovazione tecnica e di linguaggio.
Cosa non meno importante: Sandro Cassini era dedito al suo lavoro in maniera molto generosa; ricordo personalmente di essere stato convocato nel suo ufficio con telefonate ad orari inconsueti; per chiarimenti sul progetto che stava esaminando non esitava a chiamare il professionista in ore serali o addirittura la domenica.
Vorrei infine ricordare che l’ufficio di Sandro Cassini progettò alcuni interventi di risistemazione di spazi pubblici in cui non è difficile vedere un’impostazione progettuale attenta alla cura del dettaglio e una notevole conoscenza dei materiali: largo Eros Lanfranco e gli spazi antistanti la prefettura, piazza Settembrini a Sampierdarena, piazza Campetto con la sistemazione del Barchile, salita santa Caterina e i “crateri” di piazza della Vittoria.
Insomma: una figura da ricordare, specialmente in un epoca in cui il lavoro all’interno della pubblica amministrazione ha quasi dimenticato i valori umanistici, sempre più schiacciato dalla complessità normativa.
Credo che anche oggi Sandro Cassini avrebbe combattuto le sue battaglie per il progetto.
Arch. Benedetto Besio
Presidente Fondazione Ordine degli Architetti di Genova