Dalle professioni italiane un contributo per la rinascita dell’Italia: idee e proposte che, se accolte, potrebbero essere determinanti per la ripresa economica. Gli Ordini e i Collegi, infatti, attraverso i 2,3 milioni di iscritti, rappresentano una vera e propria banca del sapere in grado di intervenire su ogni settore per contribuirne al suo rilancio.
Dalle infrastrutture alla pubblica amministrazione. Dalla giustizia alla salute. L’azione sussidiaria delle categorie può contribuire a dare una mano al Paese, duramente colpito dalla recente emergenza sanitaria. Una sola richiesta: non essere trattati come soggetti privilegiati ai quali non servono tutele.
I 500 mila professionisti che hanno richiesto il bonus da 600 euro quale reddito di ultima istanza sono la dimostrazione di quanto il comparto del lavoro intellettuale sia stato – al pari di altri – colpito dal lockdown. L’esclusione dai contributi a fondo perduto, in questo senso, oltre a rappresentare una discriminazione rispetto ad altri comparti economici rischia di far chiudere moltissimi studi professionali in difficoltà.
É questo il senso del Manifesto delle professioni italiane, consegnato il 19 giugno al Premier Giuseppe Conte durante gli Stati Generali dell’Economia da Marina Calderone, presidente del Comitato Unitario delle Professioni, e Armando Zambrano, coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche.
«Contribuiamo alla creazione del 14% del pil – spiegano Calderone e Zambrano – e lavoriamo perché il Paese possa rialzarsi prima possibile. La crisi sanitaria è diventata in breve tempo anche economica, ma non deve diventare sistemica. Con questo obiettivo chiediamo di valutare le nostre proposte a costo zero prima di elaborare un nuovo progetto per il paese. Quale prima interfaccia della pubblica amministrazione, negli anni abbiamo sempre contribuito alla sua informatizzazione e crediamo che questa sia una strada da percorrere insieme dando alle aziende e ai professionisti maggiori opportunità di investimento per la modernizzazione complessiva dell’Italia».
Le rappresentanze istituzionali delle professioni sono convinte che la crisi in atto, determinata in modo pressoché imprevedibile dall’emergenza legata al virus Covid-19, possa essere, pur nella sua drammaticità, l’occasione per una ridefinizione delle priorità di sviluppo del Paese e per delineare un quadro composito di interventi. Questi ultimi, rappresentativi dell’effettiva complessa e articolata composizione del tessuto produttivo nazionale, in cui operatori con competenze e dimensioni molto diverse sono in realtà tra loro connessi. Pertanto, ribadiscono Cup e Rpt «un piano di rilancio non può essere costruito guardando solo ad alcuni settori di punta dell’Italia, ma richiede una visione più ampia della realtà che comprenda anche il settore del lavoro intellettuale». Un’opera di ricucitura e di messa a sistema di interventi anche molto diversi, attivati da categorie diversificate di operatori economici.
In questa prospettiva, Cup e Rpt mettono a disposizione del Governo un pacchetto di proposte che può essere riassunto per macro aree:
- semplificazione normativa, con particolare riguardo per le norme sugli appalti pubblici;
- applicazione del principio di sussidiarietà come strumento di semplificazione ed efficientamento delle attività della pubblica amministrazione;
- rilancio degli investimenti in opere infrastrutturali e per la messa in sicurezza del territorio;
- mitigazione del peso fiscale su professionisti e imprese;
- potenziamento del sistema di aggiornamento delle competenze professionali in ambito ordinistico;
- completamento del processo di riforma del sistema ordinistico e migliore applicazione delle norme a tutela della dignità professionale