Sulla piattaforma Formagenova.it sono disponibili anche la terza e la quarta conferenza del ciclo “Genova, città e architettura nel ‘900”, tenute rispettivamente da Francesco Rosadini e Antonio Lavarello.
Uno sguardo su una Genova insolita, lontana dall’intrico dei suoi caruggi e alternativa ai palazzi dei Rolli: “Genova, città e architettura nel ‘900” è il titolo di un ciclo di conferenze che la Fondazione dell’Ordine degli Architetti dedica ai principali contributi architettonici e alle trasformazioni urbanistiche del secolo scorso.
Genova è conosciuta e studiata per il suo centro storico medievale, per le strade aristocratiche del Siglo de Oro e per la sua straordinaria espansione ottocentesca, mentre è meno nota la vicenda della sua trasformazione più recente. Nell’epoca dell’industria, infatti, le trasformazioni produttive e tecnologiche hanno mutato progressivamente, ma in maniera radicale, il linguaggio dell’architettura; una rottura, quella operata dal Moderno rispetto al repertorio classico-accademico familiare anche ai non addetti ai lavori, talmente netta dall’aver provocato, in molti, un senso di rigetto.
Proprio per rendere questa trasformazione più comprensibile, la Fondazione ha chiesto a sei diversi architetti di raccontare l’evoluzione vissuta dalla città nel corso del Novecento, indagandone i processi formativi e le nuove modalità espressive, in modo da far meglio conoscere Genova ai suoi stessi abitanti.
Nella terza conferenza del ciclo, Francesco Rosadini racconta la “Genova razionalista”, vale a dire la città di Luigi Carlo Daneri da piazza Rossetti al Monoblocco S. Martino. Lungo tutta la sua carriera, a cavallo tra primo e secondo dopoguerra, Daneri è stato portabandiera di un’architettura ispirata da un’adesione senza compromessi ai contenuti ed al linguaggio del Movimento Moderno. Per la città di Genova ha concepito e realizzato edifici e quartieri dal valore di fondamentali prototipi urbani: queste vere e proprie “idee di città” saranno presentate sia nella loro storia che attraverso la lettura del vocabolario espressivo dell’autore.
Nel quarto appuntamento del ciclo, Antonio Lavarello si sofferma sulla “Genova ricostruita”, e in particolare sulruolo degli architetti genovesi nelle trasformazioni urbane del secondo dopoguerra, da Marco Dasso al recentemente scomparso Aldo Luigi Rizzo. Tra gli anni ’50 e gli anni ’80 del secolo scorso Genova è investita da significative trasformazioni
urbane, dagli interventi di demolizione e ricostruzione di ampie porzioni della città antica – via Madre di Dio, Piccapietra – alla costruzione di grandi quartieri residenziali sulle aree collinari periurbane. Le generazioni di progettisti genovesi formatesi nel dopoguerra, da Cesare Fera a Piero Gambacciani, si sono così trovate a dare un nuovo volto alla città; un certo isolamento dal dibattito disciplinare italiano ha favorito sorprendenti legami con la scena internazionale, mentre il difficile compito di interpretare alla scala architettonica interventi urbani spesso drammatici ha lasciato emergere interessanti dimostrazioni di talento e originalità.