Alberto Ponis costruire nella natura è la mostra che indaga l’opera dell’architetto genovese Alberto Ponis (1933) che ha inaugurato al Museo d’arte contemporanea Villa Croce il 12 ottobre 2024 in occasione del conferimento a Ponis della Medaglia della Città di Genova nell’ambito delle Celebrazioni Colombiane. La visita alla mostra è valida 1 CFP in autocertificazione.
La mostra è curata dallo storico dell’architettura Emanuele Piccardo che, dopo due anni di meticoloso lavoro nell’Archivio Ponis, ha strutturato il progetto espositivo con l’obiettivo di presentare la ricerca progettuale di Ponis, tra le case unifamigliari e le case collettive per la vacanza in Sardegna, tra Palau e Costa Paradiso.
Alberto Ponis costruire nella natura è strutturata in quattro sezioni: Architetture, Archivio Alberto Ponis, Pittura, Viaggi.
La mostra rimarrà aperta fino al 31 dicembre 2024 dal martedì alla domenica, dalle 11 alle 18. Durante il periodo espositivo verrà organizzato un programma di conferenze, ciascuna valida 2 CFP.
- 16 ottobre ore 17 “Architettura mediterranea?” Alessandro Lanzetta, architetto, Università La Sapienza-Roma
La mediterraneità è considerata una condizione spaziale dell’architettura contemporanea, caratterizzata da una dimensione di opacità che discende dagli ambienti urbani e dalle architetture vernacolari propri del mediterraneo. Bernard Rudofsky introdusse ed esaltò l’edilizia vernacolare mediterranea come modello possibile di un’architettura astorica, basata sulle esigenze degli abitanti. Da Rudofksy a Le Corbusier, dal Team X a OMA, Lanzetta teorizza il mediterraneo come paradigma del progetto.
- 23 ottobre ore 17 “Architetture minori” Luca Guido, storico dell’architettura, IUAV-Venezia
La storiografia architettonica italiana presenta numerose lacune quando si prende in considerazione la seconda metà del Novecento. Gli storici di architettura si sono troppo spesso soffermati solo su realizzazioni importanti tralasciando il vasto panorama di opere progettate da professionisti validi e di successo. Da Aldo Loris Rossi a Leonardo Ricci, da Marcello D’Olivo a Luigi Pellegrin, Luca Guido indaga in particolare la tendenza organica che si sviluppa nel secondo dopoguerra e i problemi storiografici che hanno caratterizzato l’architettura italiana, evidenziano allo stesso tempo il valore di architetti ancora oggi poco conosciuti. - 30 ottobre ore 17 “Mario Galvagni: ecologia della forma” Francesca Olivieri, architetta
Architetto, pittore, fisico, Mario Galvagni ha sperimentato la sua idea di architettura sul tema della casa per la vacanza al mare e in montagna. L’architettura per Galvagni “nasce da un’emozione: dall’incontro tra una richiesta della società e il luogo in cui deve sorgere”. Così Francesca Olivieri indaga la ricerca di Galvagni intersecando l’architettura e la pittura, la ricerca formale e quella visiva. - 27 novembre ore 17 “Cultura e tecnica: riflessioni sul costruire” Francesca Torzo, architetta
Ogni opera costruita, anche quando è privata, è intrinsecamente pubblica in quanto diventa parte di un
paesaggio collettivo, formato dallo stratificarsi nel tempo di come l’uomo si sia insediato in vari luoghi e di
come le società ne abbiano consolidato o modificato parti di essi. I progetti liguri su cui stiamo lavorando nascono come riflessione sulla cultura e identità di un paesaggio, affinché i nuovi edifici possano appartenere ad una memoria condivisa. Costruire è tessere una narrativa che unisce il passato e il futuro – Francesca Torzo
Francesca Torzo ha fondato il proprio studio a Genova nel 2008. Ha studiato architettura alla TU Delft, all’ETSAB di Barcellona, all’Accademia di architettura di Mendrisio e all’Università Iuav di Venezia. Ha lavorato per Peter Zumthor a Haldenstein e Bosshard Vaquer a Zurigo ed è stata assistente dell’Atelier Bearth all’Accademia di architettura di Mendrisio, dove è docente di progettazione (2020), come pure alla Bergen School of Architecture in Norvegia (dal 2017). Torzo ha partecipato alla XVI Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia 2018, curata da Yvonne Farrell e Shelley McNamara, ed è stata presidente della Fondazione Maarten Van Severen di Gand tra il 2018 e il 2019. Nel 2020 ha ricevuto il Moira Gemmill Prize for Emerging Architecture. Il suo progetto per l’ampliamento del Centro per l’arte contemporanea Z33 di Hasselt ha ricevuto il Premio Internazionale Piranesi nel 2018 e il Premio di Architettura Italiana nel 2020.
Cosa resta dell’opera di un architetto? Questa è la domanda che si pone il convegno con la presentazione di diversi archivi pubblici e privati, a seconda della tipologia: archivi industriali, archivi di architetti, archivi universitari e comunali. L’obiettivo è sensibilizzare le istituzioni locali, regionali e gli ordini professionali affinché l’archivio venga considerato come uno spazio della memoria dei luoghi e delle storie ad essi connessi con al centro i progettisti. Partecipano: Emanuele Piccardo, critico e storico dell’architettura, Elisa Albera, Archivio Storico Gardella, Marcella Turchetti, Associazione Archivio Storico Olivetti, Andrea Aleardi, Fondazione Giovanni Michelucci, Chiara Bennati, Fondazione Renzo Piano ,Andreana Serra, Centro DOCSAI/Comune di Genova, Simona Gabrielli, Presidente Fondazione Ordine Architetti Genova, Francesca Imperiale, Soprintendenza archivistica e bibliografica della Liguria.