La giuria internazionale del masterplan di rigenerazione del “Quadrante Val Polcevera” e del nuovo parco urbano, denominato “Il Parco del Ponte” ha scelto – tra le 31 proposte pervenute – le sei proposte che parteciperanno alla fase finale.
Il concorso voluto dal Comune di Genova – e cofinanziato per 100mila euro dal Consiglio Nazionale degli Architetti e 10mila euro dall’Ordine degli Architetti di Genova – per avviare il processo di rigenerazione urbana, sociale e ambientale dell’area di Valpolcevera colpita dalla tragedia del 14 agosto del 2018, entra dunque nel vivo.
Le sei proposte verranno approfondite e a settembre verrà proclamato il progetto vincitore, cui seguirà l’affidamento di un incarico per le aree pubbliche da riqualificare. La giuria internazionale del concorso è presieduta dal prof. arch. Franco Zagari e composta dagli architetti Alessandra Oppio, Carlo Calderan, Manuel Ruisánchez, Benedetto Camerana.
«Siamo felici di questa straordinaria novità – dichiarano congiuntamente i membri della giuria – e ci auguriamo che sia un principio di rinascita, con una forte determinazione attuativa. La Valpolcevera è una questione culturale, sociale, economica di grande importanza che va molto oltre il suo ambito. È un problema di alta rilevanza politica che richiede una maggiore consapevolezza delle pratiche, usi e costumi delle arti e delle tecniche, della qualità del suo paesaggio, così espressivo dei valori etici, estetici e di conoscenza delle genti liguri».
«La valle del Polcevera – sottolinea il presidente Franco Zagari – è fin dai miei primi ricordi il luogo privilegiato del passaggio da Genova verso nord e verso ovest, una porta prima che una valle, un quartiere e un torrente che sono nati sopraffatti dalla forza di infrastrutture di ogni genere, delle ferrovie e delle autostrade, flussi paralleli che hanno spinto ogni attività in risulte strette e compresse. Ho molto amato il ponte, che ho usato in tutta la mia vita. Ora credo che Genova debba reagire a una sedimentazione di atti non voluti e mancati, che debba partire da questo parco e da questo ponte per un grande atto di fondazione che dal mare percorra la valle e salga su in collina, principi di orientamento e di centralità che sappiano trovare nel profumo, nella luce, nell’acqua e nella vegetazione quell’armonia ligure che è unica e indimenticabile».
«Il tema del concorso – riconosce Benedetto Camerana – è difficile e sfidante per tutti, anche per la giuria. Non solo per la tragedia avvenuta, ma anche per le condizioni consolidate del territorio della valle, soffocato da un’edificazione produttiva totalizzante e brutalmente frazionato in strisciate di terreno prive di identità. Non a caso le proposte pervenute sono estremamente diverse, per strategia e vocazione, e testimoniano una profonda partecipazione ideativa della cultura progettuale».
«Molti contributi – sostiene Carlo Calderan – riescono ad immaginare come all’ombra del nuovo ponte, da un insieme frammentato ed incoerente, possa nascere un brano di città inedito che riesce ad includere nuovamente il paesaggio».
«Questo concorso – ribadisce Alessandra Oppio – rappresenta una grande opportunità per orientare la progettazione del quadrante Polcevera verso obiettivi di rigenerazione ambientale, sociale ed economica, il cui perseguimento richiede la costruzione di un quadro di alleanze strategiche e azioni capaci di catalizzare un composito sistema di interessi e risorse a vantaggio di tutta la città. Il rinnovamento delle componenti fisiche e ambientali, così come del sistema sociale ed economico, richiede un approccio multidimensionale e integrato».
«Con la rigenerazione urbana dell’area del Polcevera e il nuovo Parco del Ponte – sottolinea Manuel Ruisánchez – Genova si colloca tra le principali città europee che affrontano la trasformazione di aree urbane di grande valore strategico, caratterizzate dalla presenza simultanea di grandi infrastrutture di mobilità territoriale, attività economiche in processo di trasformazione, tessuti residenziali interstiziali ed elementi geografici di grande interesse ecologico. Il recupero e la riorganizzazione di queste grandi aree obsolete permetterà la creazione di infrastrutture verdi multifunzionali, elementi imprescindibili per il funzionamento dell’ecosistema urbano della città del XXI secolo».